La meditazione alchemica

La meditazione alchemica
Siamo tenuti al mondo per il respiro.

Nonostante l'apparente ovvietà di questa affermazione, la maggior parte di noi sembra non prestare alcuna attenzione nemmeno al modo in cui lo fa.

Per rendere l'idea userò una metafora. Supponiamo di sederci a tavola con la testa invasa da pensieri e preoccupazioni, mangiando velocemente e distrattamente. Dopo appena pochi minuti ci sentiremo la pancia gonfia e non ci saremo accorti di nulla. Questo è il modo peggiore di nutrirci, perché masticando troppo rapidamente avremo affaticato lo stomaco e di conseguenza ne risentirà anche la digestione. Inoltre, non avendo assaporato con la giusta concentrazione, ci saremo privati del piacere di assaporare il gusto delle pietanze serviteci. 

Ebbene, quando respiriamo distrattamente siamo parimenti poco presenti e consumiamo il nostro “pasto energetico” in uno stato di assenza. I sintomi sono gli stessi di un pranzo consumato compulsivamente, i cui apporti nutrizionali saranno insufficienti anche a dispetto della qualità e opportunità del cibo ingerito. Esiste una consapevolezza del nutrimento che per noi è indispensabile. Persino l'attenzione con cui assumiamo un integratore determina la qualità del suo apporto, come se esistesse nel nostro organismo un attivatore primario di efficienza, la cui matrice è puramente psichica.

Attraverso le fasi della respirazione meditativa alchemica è come se ci inoltrassimo lungo un sentiero di riconnessione suddivisibile in tre livelli sostanziali, ma puramente indicativi, di un certo stato di consapevolezza. Lo facciamo servendoci di un agente universale per noi predisposto dalla Natura che abitiamo e che normalmente respiriamo senza rendercene conto, proprio come un pasto consumato in tutta fretta. Il modo in cui respiriamo ci individua incofutabilmente

Mutuando i termini dalla Kabbalah - strettamente inerenti al respiro, ma anche al concetto di anima - possiamo distinguere due iniziali livelli di presenza, di cui il primo è Nefesh. Questo primo stadio, o modalità del respiro, è strettamente identificata con il corpo fisico e perciò alla sopravvivenza. Un essere umano identificabile con Nefesh vive la sua vita sedotto da brame e desideri, cosicché il suo respiro è ingovernabile. Il secondo livello di presenza, Ruach, esprime una capacità più volitiva dell'essere, comunque ancora altalenante e non del tutto governabile. In questi due stadi di consapevolezza si raggruppa la maggior parte dell'umanità, assorta nella quotidianità e da essa dipendente. Il terzo livello successivo è già il preludio iniziatico di un essere impegnato nella più alta delle realizzazioni.

La parola Neshamah allude a un a ricerca di sé che, setacciando il senso intimo delle cose, aspira già ad una realtà superiore, una missione specifica nella vita. Lavorando sul significato dell'esistenza, di fatto il governo del respiro propone una liberazione dai condizionamenti esteriori e dai tormenti dell'ego. Questa operazione di consapevolezza corrisponde alla fase alchemica della Nigredo, altrimenti chiamata “opera al nero”, che conduce ad una graduale liberazione da ogni tormento e grossolanità. Creando il “vuoto” dei pensieri si crea lo spazio per la fase successiva: Chaya. Questa corrisponde alla seconda fase alchemica, Albedo, altrimenti detta “opera al bianco”. Il respiro diviene invisibile e l'io è completamente dissolto. Si è nel nontempo della perfetta conoscenza. Dell'ultima fase alchemica alchemica Rubedo/Yechidah, per il momento non mi è dato di parlare.

Le fasi della respirazione

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