La scrittura di Stefano Delacroix affonda le radici tra le propaggini intricate del senso, anche quando a trasparire per un attimo è una visione quasi scanzonata dei destini (come in Peristalsi e Calm Beach), laddove è proprio l'urgenza di una nuova ontologia a stimolare una risposta che paia bastevole a una mente comunque poco “occidentalizzabile”.
In altri momenti, invece, il tema assurge a dominante; così, già a partire da Il Sesto, quello della “mission”(o del daimon) diviene il motivo irrinunciabile, uno scopo manifestamente dichiarato e cogente, come nelle struggenti pagine di Nigredo. Se proprio attraverso la Nigredo l'orizzonte torna finalmente visibile, allora è dentro l'Athanor che occorre muovere i passi di un nuovo inizio.